IL POPOLO DEI LAMENTANTI
Quello del lamentante è un ruolo che richiede cieca fiducia e servilismo ad una forma pensiero che svilisce ogni essere vivente sia che provenga dal regno animale che vegetale o minerale.
Avendo prestato giuramento ad un dio piccolo, limitato, giudicante e soprattutto separato dalla vita, egli incorpora idee , visioni e parole che si muovono in un caos distruttivo che spesso viene tramandato di generazione in generazione.
Pertanto, vivendo distaccato dal resto del mondo, il lamentante si muove con fatica sommerso ed immerso in cicli perpetui di parole male-dette.
Nella sua mente sopravvive un pilota automatico che domina, gestisce e dirige lo sguardo sul mondo suggerendo parole, pensieri ed opere che frammentano e allontanano dalla nostra intima esigenza di riconoscere la specifica autenticità di ogni essere vivente ma anche l’assoluta necessità di specchiarci nell’altro perché fatti della stessa sostanza.
L’illusione della separazione crea necessità di giudizio che è ben altro da discernimento e cioè dalla scelta del nostro personale cammino.
Vivendo fuori da Sé, il lamentante crea vere e proprie lacerazioni interne ed esterne che divengono terreno adatto alla nascita delle malattie del singolo e del sociale.
Egli punta il dito e giudica senza mai spostarsi dalla sua posizione. La sua conoscenza si limita a quell’unico punto di vista che si è concesso. Dalla sua gabbia fatta di credenze e condizionamenti emette sentenze puntando il dito al colpevole di turno. Andando in giro per il mondo con questa profonda insoddisfazione diviene un generatore nonché un provocatore di tormento; un produttore di parole male-dette che però possono essere trasmutate, con disciplina e impegno, in parole bene-dette.
In che modo?
La possibile guarigione risiede in primis nell’ascolto delle parole che vivono in noi e creano la nostra biologia e le nostre emozioni. Avendo il potere di dettare condizioni esse possono determinare la salute o il mal-Essere.
Riporto di seguito le recenti ricerche del biofisico e biologo molecolare russo Pjotr Gariaev e i suoi colleghi:
«Gli scienziati hanno dimostrato che gli alcalini del 90% del nostro DNA chiamato sino ad ora DNA spazzatura, seguono la normale grammatica. Il codice genetico segue le regole del nostro linguaggio umano. D’altronde i linguaggi appaiono come riflesso dei modelli ereditari nel nostro DNA».
Ora vi invito a soffermarvi, ad ascoltare quali parole, in questo preciso momento, si affacciano alla vostra mente. Quante di queste stimolano emozioni rasserenanti e quante, invece, creano in voi preoccupazione e disagio?
Osservate, accoglietele e con rispetto chiedete alla vostra mente di cambiare parola, pensiero, punto di vista.
La sincerità rende liberi. Ne vale la pena? No, ne vale la gioia!
Opera Ispiratrice, la poesia della stessa Maria Gabriella Santolisier (2018)
POLVERI
Ho disegnato il vuoto
tutt’attorno
all’espressione illusoria
e il principio è fine
che bacia un cosmo perpetuo
Una condizione
di improponibile fede
ai tuoi passi arretrati
Loro
ancora non vedono l’ingresso
il contatto
con l’intimo diamante
e ancora
smuovono
solamente
polveri.
Foto: Alin Marius Gheorghe
121 commenti
Gheda · Maggio 7, 2018 alle 10:29 am
Certo che sì !
Bello scritto
Gheda · Maggio 7, 2018 alle 10:30 am
Sono contenta che si lavori per il fare non per il giudicare…
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:25 am
Grazie Gheda. Anche tu, donna del fare e pronta a lasciare i doni per una umanità che chiede di riscoprire la Gioia in Sé.
Paola Montali · Maggio 7, 2018 alle 10:49 am
C’è una grande epidemia di lamentanti, mi sposto con l’autobus ed è facile ascoltare persone che fanno a gara a chi si lamenta di più e ascoltano solo loro stessi, né escono apparentemente trionfanti, un momento di vittoria per poi ricadere ancora più giù……
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:26 am
Paola, accorgersi é la parola magica. Sono grata per ciò che scrivi.
Johann Rengucci · Maggio 7, 2018 alle 10:58 am
(Opinione personale) Il popolo dei vittimisti usa la lamentela per al solo scopo di elevare quella cortina fumogena che celi a loro e ai loro interlocutori quanto siano artefici e responsabili delle pene “vantate”. Credo che il fenomeno (seducente quanto contagioso) sia da considerarsi patologico. Disgraziatamente il principio attivo utile alla guarigione non può esser somministrato, bensì prodotto dal malato stesso. – Bell’articolo.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:31 am
Grazie. Abbraccio totalmente ciò che scrivi. Direi che è una fortuna non poterlo somministrare e lasciare al libero arbitrio. Così da vivere la GIOIA dell’accorgersi. Ancora rischiamo tutti di esserne coinvolti.
roberto copparoni · Maggio 7, 2018 alle 10:59 am
Molto bello e toccante. C’è tanto da riflettere su questo profondo messaggio. Complimenti!
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:32 am
Grazie Roberto per averci dedicato ciò che abbiamo di più prezioso: il nostro tempo
Anna · Maggio 7, 2018 alle 10:59 am
Si lamenta colui che non apprezza ció che ha.
Complimenti Maria Gabriella
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:33 am
Grazie Anna. Accorgersi del miracolo di ogni istante è un miracolo !!!
gianni · Maggio 7, 2018 alle 11:01 am
fantastico………. è lo sport nazionale italiano
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:34 am
Grazie Gianni. È uno sport del quale dobbiamo imparare a fare a meno. Aiutiamoci e andrà meglio.
Roberto Zanettini · Maggio 7, 2018 alle 11:03 am
C’è una parola che risuona in me e che voglio mettere in rilievo, questa parola la lego al Lamentante. La parola è “mente”. Io penso che chi si lamenta è una persona che non vive con il Cuore, che rifiuta di ascoltarsi e sentirsi quello che gli sta intorno. Usa solo la mente ( che mente) e la usa per abitudine e conforma tutta la sua vita sull’apparenza senza andare a fondo, senza gurdarsi dentro e vedere cosa risuona e accogliere ciò che viene perchè tutto serve ad imparare. È per questo che ci siamo incarnati. Accettare e non lamentarsi…… c’è molto altro.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:36 am
Grazie Roberto. Ho letto con particolare intetesse il tuo pensiero. Si, la nostra mente di superficie si muove in automatico e serve tanta buona volontà per salvarci.
Doris Darni Riva · Maggio 7, 2018 alle 11:04 am
Bellissimo articolo cara Maria Gabriella grazie di cuore! Copio qui ciò che ho scritto proprio ieri sul mio diario: “L’inferno sono i giudizi; vogliamo uscirne? Penso che tutti siamo caduti o cadiamo nella trappola del giudizio prima o poi, sia come carnefici che come vittime, e che quando ciò accade dovremmo farci un’autocritica e chiedere scusa, rispettivamente perdonare chi ci ferisce giudicandoci. Credo che se tutti facessimo questo sforzo cominceremmo dalle nostre relazioni quotidiane a costruire la pace, e non perderemmo persone preziose lungo la strada.” Sai credo ci sia un lamentante in ciascuno di noi, guai a sentirci infallibili ed immuni dal giudizio, per questo penso sia fondamentale fare costantemente autocritica ed allenare la flessibilità del proprio cuore e della propria mente, tenendo sempre aperta la porta del dialogo con sé stessi e con gli altri, a beneficio di un reciproco arricchimento e della nostra crescita, sia come persone, sia come individui sociali. Grazie davvero cara!
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:37 am
Grazie Doris per la tua risposta è per il tuo impegno nella ricerca della bellezza.
Daniela · Maggio 7, 2018 alle 11:05 am
Bellissimo articolo, da leggere e rileggere e spunto di bellissime riflessioni!
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:37 am
Grazie Daniela per la gentilezza ed il sostegno
Mauro Lausdei · Maggio 7, 2018 alle 11:06 am
Uno scritto toccante, nella sua semplicità. Senz’altro veritiero e sincero nei sentimenti più intimi che albergano nel cuore degli esseri umani. Profondi sono i legami dell’anima con la nostra materia, il nostro corpo, ormai accettati anche dalla scienza “ufficiale”. Troviamo dentro di noi il vento che spazza via la polvere… E ci libera lo spirito. Grazie Maria Gabriella.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:40 am
Grazie a te Mauro per aver dedicato la tua attenzione ed il tuo tempo a leggere ciò che è il mio sentire a riguardo. Le tue parole sono di compagnia e sostegno in questo tempo.
Valentina · Maggio 7, 2018 alle 11:19 am
Di questo e simili dovremmo nutrirci ma talvolta ce ne dimentichiamo … grazie per avermi aiutata a ricordare in questo momento
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:41 am
A te Valentina giunga la mia gratitudine per ‘esserci ‘.
Liliana · Maggio 7, 2018 alle 11:19 am
La semplicità delle parole bene-dette
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:42 am
Liliana cara. Proprio così, la risposta sta nella domanda. GRAZIE !
Nadi · Maggio 7, 2018 alle 11:20 am
Grazie per il bell articolo 🌸
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:42 am
Grazie a te per esserci!
Valentina · Maggio 7, 2018 alle 11:25 am
Pazzesco! Descrizione minuziosa di un atteggiamento umano “popolare” , nel senso molto diffuso.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:44 am
Grazie Valentina. Facciamo epidemia di parole bene-dette !
Bobore Bussa · Maggio 7, 2018 alle 11:27 am
Bellissimo. Una sintesi perfetta.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:45 am
Carissimo ! Ti giunga tutta la mia gratitudine.
Stefania · Maggio 7, 2018 alle 6:17 pm
il lamentante è intrinseco nell’essere, il mondo è nella natura stessa del lamentante e come dici nella tua poesia; è il cosmo perpetuo . La fede, dio, l’emblema della società del piccolo mondo antico che tutt’ora viaggia senza consapevolezza.
Grazie Maria Gabriella.
Mariagabriella · Maggio 7, 2018 alle 6:26 pm
Grazie Stefania. Un poco alla volta riusciremo a sostituire la lamentela con la gratitudine.
marinella melis · Maggio 7, 2018 alle 11:35 am
Già , è verissimo che siamo un popolo di lamentosi,ma è anche vero che se ci guardiamo attorno non è roseo, ogni tanto mi accorgo che ci sono molte persone che vivono in condizioni precarie e allora ti rendi conto che tu sei fortunata\o.Riflessione doverosa .
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 11:47 am
Grazie Marinella. Permettimi di dire che non è certo con la lamentela che si guarisce ma col discernimento e i fatti concreti.
Anna · Maggio 7, 2018 alle 11:59 am
Grazie Maria Gabriella, viene tanta voglia di cambiare parole nella mente, fare opera di pulizia e bellezza. Nell’epoca dei selfie, in cui ci specchiamo in un’immagine filtrata e patinata che ci rende più “belli”, perdiamo la grande occasione di specchiarci nelle persone che mal giudichiamo, vere cartine di tornasole delle nostre zone d’ombra. Sarebbe interessante una fotocamera così, con un filtro che evidenzi i difetti che lamentiamo negli altri, magari alla fine si scopre che ci assomigliano un po’… e che possiamo accettarli con un pizzico di armonia in più
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:46 pm
Grazie Anna. Ogni punto di vista é dono e privilegio di conoscenza.
Giansimone · Maggio 7, 2018 alle 12:10 pm
La mia attuale esperienza mi portava capire che siamo osservatori prima di tutto ,nel senso che si può osservare senza necessariamente dover giudicare ! Non è facile … poiché spesso siamo immersi in un vissuto che non corrisponde a ciò che siamo ! È che ci condiziona ! Possiamo però concederci il tempo di capire… ascoltando noi e non il rumore di fondo del mondo ! Ad ogni modo il tutto osservato dal punto di vista più profondo dell’anima assume una valenza differente…meno critica ! Una dimensione dove tutto è necessario e giusto così per come è ! Tutto scorre….. è inevitabile!
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:48 pm
Grazie Simone. La via è la scelta che facciamo nel quotidiano.
Luca Paganotti · Maggio 7, 2018 alle 12:44 pm
Confermo in tutto e per tutto quanto sopra. Ho fatto parte del popolo dei lamentanti per molto tempo, fino al mio ormai non più recentissimo esaurimento nervoso che mi ha prosciugato letteralmente quasi ogni forza vitale, fino al mio ricovero in ospedale. Davo importanza solo a quanto accadeva all’esterno di me in una dimensione autarchica, sufficiente a sè stessa, incolpando il resto del mondo di quanto mi accadeva. Sono stato totalmente negligente nei miei confronti, non ho rispettato ciò che sono in realtà. C’è una certa dimensionalità genetica in questi comportamenti, quantomeno la colgo, e molto forte, nel mio caso. Stavo sempre più assomigliando a mio padre, ci sono voluti quasi cinquant’anni di esistenza per capire e liberarsi di questo fardello, ma alla fine ho spezzato la catena, o almeno spero. Sono già molto soddisfatto per esserci arrivato quasi da solo, ma è stato necessario ammalarsi. Potrei parlare ancora a lungo, ma aggiungerò solo tre cose: gli ingredienti che, nel mio caso hanno costruito la ricetta giusta.
* Un colloquio sincero ed aperto con la mia psicologa
* Arteterapia, acquerello e carboncino con un’arte terapeuta professionista che ha avuto anch’ella funzioni di supporto psicologico.
* L’esercizio della poesia e della scrittura
Chiudo con una citazione e mezza.
“Le parole sono importanti. Chi parla male pensa male.”
Michele Apicella in Palombella rossa
“… e vive male.”
Il sottoscritto.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:51 pm
Luca, se mi permetto di parlare dei lamentarmi è perché io per prima ne ho fatto parte. Ne parlo nel mio libro UTERUS. La malattia, poi, ci guarisce. Sentitamente grata al tuo mostrarti e condividere.
Margherita · Maggio 7, 2018 alle 1:03 pm
Grazie Gabry per questo bellissimo articolo . Io faccio a volte parte del mondo dei ” lamentanti ” e quando accade me ne rendo conto e cerco di tornare in equilibrio .. e inoltre quando mi capita di trovarmi accanto ad una o un lamentante cronico cerco di scappare subito perché mi crea uno stato emotivo che non posso più accettare … Mi sembra che spesso il lamento arriva perché si ha bisogno di molte attenzioni , perché si vuole essere al centro delle attenzioni e quindi spesso è una ” necessità ” quasi della quale a volte non si può fare a meno .. bellissimo l’articolo Gabry .. Molto interessante . Illuminante come sempre ..
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:53 pm
Margherita Carissima, ci vuole tanto impegno per accorgerci dell’aitomatismo che parte in accelerazione. Certo, la nostra è una richiesta di attenzione. La frase d’amore piu bella è ‘ IO TI VEDO ‘.
GRAZIE
Doris Darni Riva · Maggio 8, 2018 alle 11:34 am
cara Margherita forse potresti provare a non scappare… forse in questo modo scopriresti che le persone possono cambiare, e che coloro da cui sei fuggita possono ancora essere dono per te, così come di certo, sei stata tu per loro. Siamo tutti in fondo, luce ed ombra in evoluzione, siamo le infinite sfumature di un unico colore. Un abbraccio.
Valeria · Maggio 7, 2018 alle 1:12 pm
Grazie, bell’articolo. Da ex lamentante (o quasi, perché a volte per brevi periodi di ricasco) mi ci sono ritrovata. Come ne sono uscita? Ho realizzato che una volta che sei col sedere per terra, più giù non puoi andare. Non ti rimane che rialzarti. Mi sono chiesta cosa mi avrebbe fatto stare bene, cosa mi avrebbe reso felice? Ho seguito semplicemente l’istinto e non la mente. Credo che tutti, prima o poi, si lamentino e forse fa parte del nostro percorso e siamo perfetti anche per questo.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:54 pm
Si Valeria, Siamo degli eroi solo per il fatto che siamo qui e ci stiamo provando. Grazie.
Ilenia · Maggio 7, 2018 alle 1:27 pm
Bellissimo articolo ;profonde e toccanti parole . Grazie cara Gabry per il tuo prezioso contributo in questa vita.
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:56 pm
Grazie Ilenia, per il tuo agire verso il bene.
Amelia · Maggio 7, 2018 alle 1:54 pm
Kintsugi al Bancomat
“1. Dici che ti sono passata davanti nella fila ma sei tu ad essere arrivato dopo.
2. “Imbecille!” mi hai detto.
3. Uscendo ti ho augurato buona giornata.
4. Non ho più la mia parte erettile.”
A.B. 2018
Grazie Gabry! Acuta e profonda la mia donna medicina!😍
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:56 pm
Amelia ! Sei fortissima !!!! GRAZIE !
Maria Antonietta Caddeo · Maggio 7, 2018 alle 2:38 pm
Condivido pienamente, cara Gabri. Ciò che ritengo grave è che il lamentate non si sposti dalla sua posizione e, pronto nel giudizio, con scarsa sensibilità manifesti l’ incapacità di considerare le situazioni degli altri e di mettersi nei loro panni. Non solo, con i suoi lamenti crea lacerazioni interne ed esterne non solo per sé ma anche per chi gli sta attorno.
Benedette siano le parole bene-dette!!!
Grazie infinite Gabri per l’articolo e per l’ ennesima opportunità di riflessione!
Mariagabriella Santolisier · Maggio 7, 2018 alle 3:59 pm
Maria Antonietta, aggiungo la necessità che abbiamo tutti noi di dare e ricevere uno sguardo gentile e attendere chi ancora non si è accorto. GRAZIE !
Danilo · Maggio 7, 2018 alle 4:50 pm
Io ho partecipato al campionato del mondo dei lamentanti arrivando secondo…
questo ovviamente per non snaturarmi troppo e continuare a lamentarmi….
corretto il cercare di “uscire” dal circolo vizioso del lamento , per cui ti lamenti , le situazioni si ingarbugliano ed hai sempre piu’ di che lamentarti.
penso che le parole dell’articolo siano illuminanti , ma che siano davvero in pochi quelli che riescono a trasformare il dire e lo scrivere in vita vissuta.
Mariagabriella · Maggio 7, 2018 alle 6:12 pm
Danilo caro, l’importante per me è provarci e ancora provarci. Poi amarci esattamente così come riusciamo. Grazie!
Adriano Cao · Maggio 7, 2018 alle 5:54 pm
Ho sempre definito “ il lamentante “ un neofobo terrorizzato dalla propria evoluzione culturale , E’ più facile lamentarsi con la speranza di contagiare negativamente l’ interlocutore piuttosto che reagire alla propria insoddisfazione. Bellissimo articolo!
Mariagabriella · Maggio 7, 2018 alle 6:13 pm
Adriano ! Che pensiero chiaro e brillante!!! Grazie di cuore.
Mariagabriella · Maggio 7, 2018 alle 6:09 pm
Danilo caro, l’importante a mio avviso è provarci e ancora provarci. Ogni momento della vita serve per esserci pienamente e per amarci esattamente cosi come riusciamo. Grazie.
Bruna Carbone · Maggio 7, 2018 alle 7:19 pm
La parola ha il valore di un decreto energetico e determina la realtà. Siamo ciò che diciamo di essere e la realtà che attiriamo a noi è esattamente quella che creiamo con le nostre parole. Il giudizio e la lamentela creano muri e barriere che ci isolano da noi stessi, dalle parti creative, dai respiri pieni che possono farci intravedere soluzioni nuove. Spesso, la lamentela deriva da vecchie modalità, da ingiunzioni ed abitudini trascinate senza riflettere, che diventano una seconda pelle. Solo quando ci si rende conto di quanto ci si limiti e di quanta vita ci si precluda e se ne sente tutto il dolore, solo allora si riesce a fare la propria piccola rivoluzione copernicana. Si smette di giudicare l’altro perché si smette di giudicare se stessi, si ascolta e si rassicura quell’istanza interiore, lamentosa e sofferente, e si comincia ad accettare, a piangere, ad accarezzare, a lenire. Man mano, cadono le parole inutili, i verdetti, le certezze. E si scoprono nuove stanze, tutte da colorare ed arredare, quelle della rinascita, dei primi toni leggeri, dell’amorevolezza. Il non certo perché libero e non scontato. Fa paura? Un po’, ma la paura è di animo nobile, accompagna senza stringere, quel tanto che basta a ricordarci le cose davvero importanti. Ed vita nuova, passo dopo passo. Si può. A me è successo, e ora so volare…🌻 Grazie Gabriella, spero di conoscerti di persona asap 🌺🌺🌺
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:16 am
Bruna, è davvero un piacere leggerti. Le tue parole scelte ‘ con cura ‘ portano bene-dizioni. Spero anch’io di conoscerti personalmente perché valga davvero la GIOIA esserci. GRAZIE.
Luisa Migliavacca · Maggio 7, 2018 alle 7:20 pm
Ottimo articolo che tocca chiunque, sia nel ruolo di lamentanti che in quello di chi il lamentante di turno lo subisce. Ecco, forse mi soffermerei a riflettere sul concetto di “subire” che fa intimamente parte del bagaglio del mondo del lamento, e inizierei a sospendere il giudizio e ad osservare, ad ascoltare ciò che il lamento cela, cosa che appunto hai fatto in modo egregio in questo scritto.
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:18 am
Si Luisa, mi trovi in accordo con te: diventare osservatori per discernere e muoverci a fin di bene. Ti ringrazio sentitamente per averci dedicato il tuo tempo. Un abbraccio.
sandro mascia · Maggio 7, 2018 alle 8:55 pm
Bella poesia
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:19 am
Grazie Sandro
Davide · Maggio 7, 2018 alle 10:00 pm
Bellissima e illuminante riflessione. Complimenti.
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:20 am
Sentitamente grazie Davide.
Ilaria · Maggio 8, 2018 alle 4:03 am
Semplice ed efficace.
Tutti siamo o. Stati lamentanti ma esserne consapevoli è il primo passo per cambiare.
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:22 am
Si Ilaria, la parola è ‘accorgerci’ . Senza giudizio ma con impegno e volontà per fare quelli che nel mio libro chiamo ‘ i passi verticali ‘. GRAZIE.
Agostina Podda · Maggio 8, 2018 alle 6:31 am
Consapevole di essere una lam entante assidua…col tempo ho deciso che quella non era la mia luce,il mio colore .. ora sono più riflessiva…grazie Gabriella bellissimo articolo, complimenti davvero !!
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:23 am
Ed io al promo posto. Nel libro che ho scritto mi racconto benissimo ! Grazie Agostina cara per il tuo esserci. Un abbraccio.
Felicita · Maggio 8, 2018 alle 9:04 am
Quello che tu definisci qui ,egregiamente,”Popolo dei Lamentanti ” è ovunque, dominato dalla insoddisfazione, dalla paura e dalla impotenza sopratutto. Prendendone “con volontà e impegno ” le distanze, col passare degli anni ,se si percorre la strada della Consapevolezza, è possibile incontrare un’altra illusione, quella del differenziarsi dal lamentante trasformandosi ancora in-consapevolmente, in un lamentante verso il lamentante/i .Superata questa , più avanti ,un’altra differente illusione, quella del distacco male -inteso, della indifferenza, del ripiegamento su sé stessi, della alienazione dalla vita collettiva con l’autoconvinzione che ,intanto,” tutto deve essere come è e andrà come andrà…”.
Invece no ,come la strada della Consapevolezza porta inevitabilmente il singolo a liberarsi dalla “schiavitù ” del lamento, dalla illusoria separazione, dal vociare assordante interiore per accompagnarlo alla calma mentale e alla compassione, così, collettivamente, porta alla “indignazione ” riguardo alla insensatezza della “schiavitù ” economica -sociale di larghe masse, che è il pilastro su cui poggia la società piegata alle regole del dio-soldo. Dal mio punto di vista, come già accennavo all’impotenza,caratteristica dei lamentanti è il vociare fine a sé stesso associato alla non-azione. Mentre lo stesso popolo liberatosi dalla paura e disperazione si trasmuta in un popolo lucidamente “indignato”che “agisce ” per la sua Libertà dall’immobilismo e lo fa con lucida determinazione, con compostezza e soddisfazione.
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:26 am
Carissima, il tuo intervento è preciso e saggio. È davvero un piacere leggerti e sapere che ci siamo. Nel nostro intimo cammino, nelle scelte silenziose e chiare, ci siamo. GRAZIE.
Daniela · Maggio 8, 2018 alle 9:12 am
Ci spostiamo in un piccolo spazio di cui ci sembra di sapere tutto. Tutto è stato giudicato e negativamente confermato. Non c’è più niente da scoprire in questo piccolo mondo. Chiusura. Barriere che creano una falsa sicurezza. Grazie Gabriella
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 9:27 am
E allora apriamoci alle infinite possibilità. Grazie Daniela.
Claudia · Maggio 8, 2018 alle 5:04 pm
Il popolo dei lamentanti appesantisce il vivere altrui, trattiene la vita di chi lamentante non è.
Grazie MariaGabriella
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 6:31 pm
Grazie Claudia per aver dedicato il tuo tempo alla lettura dell’articolo. Le tue parole sono un invito all’ascolto di se stessi.
Iole · Maggio 8, 2018 alle 6:42 pm
Un articolo interessante, scritto esso stesso con sottofondo poetico soprattutto perché non definisce patologicamente il ‘lamentante’. Il termine infatti mi pare indichi un modus vivendi più che dare una caratterizzazione schematica del soggetto.
In ogni modo concordo sul fatto che il primo passo per uscire dalla lamentela sia quella di ascoltare il proprio linguaggio e scoprire le immagini disfunzionali a cui fa riferimento. Espressioni come “capitano tutte a me”, ” succede sempre così “, “ogni volta che…” sono delle generalizzazioni molto pericolose perché riferiscono di una realtà predeterminata su cui pare che non abbiamo nessuna influenza. Il DNA ci ascolta, le nostre cellule ci ascoltano e il corpo intero risuona in base alle nostre parole che, inutile dirlo, corrispondono a pensieri ed immagini. Quando cambia il linguaggio cambia tutto ciò a cui esso è legato. Si aprono prospettive laddove c’era una visione stagnante di se e del mondo. In fondo la realtà è solo il riflesso di ciò che siamo.
Mariagabriella · Maggio 8, 2018 alle 6:49 pm
Che gioia leggerti Jole cara. Si, conoscendo il tuo impegno e le tue creazioni poetiche posso dire che sei una Donna che si muove per l’attiva messa in opera del bene. Grazie !
Doris Darni Riva · Maggio 9, 2018 alle 4:18 am
molto interessante cara Iole grazie! Siamo esseri complessi e talvolta cadiamo in atteggiamenti o comportamenti che ci auto-sabotano, ma l’importante messaggio che fornite sia tu che Maria Gabriella è che, se si è in grado di prenderne consapevolezza, si può cambiare; per questo penso sia fondamentale allenare la propria capacià autoritica ed introspettiva, tramite il dialogo con sé stessi e con gli altri, che ci fanno da specchio. Un abbraccio cara Iole.
Martina Vaccargiu · Maggio 9, 2018 alle 4:04 am
Molto interessante, soprattutto la parte biologica, dove ciò che viene ritenuto DNA spazzatura, non è altro che una serie di informazioni scritte latenti, che possono essere decodificate oppure no in base al nostro pensare e parlare. Non è un caso che il lamentate è una persona sempre malaticcia, ma è sempre colpa degli altri.
Mariagabriella · Maggio 9, 2018 alle 6:41 am
Grazie per questo accurato sguardo Martina cara. È così, le parole che vivono in noi creano la nostra biologia e viceversa.
Padre Hananias · Maggio 9, 2018 alle 9:39 am
Grazie Gabriella per la tua riflessione! Il lamentante spesso non si rende conte che lamentandosi aumenta soltanto la sofferenza e aggiunge negatività su negatività. Più si lamenta più soffre e rende presente il ricordo di ciò che gli ha fatto soffrire. Davanti alle situazioni spiacevoli sperimentiamo tutti la nostra fragilità e la nostra inclinazione di lamentarci … il problema è se questo diventa una “malattia ” cronica che condiziona il nostro modo di reagire alle provocazioni della vita rimanendo passivi e lamentandoci soltanto. Anch’io credo che si possa “guarire” imparando a vedere le cose in modo diverso e reagendo positivamente… si tratta non tanto di non vedere le cose negative o di fingere che tutto è buono… ma piuttosto di accettare le realtà spiacevoli e chiedersi se non c’è qualcosa di buono che si può tirare fuori da queste situazioni affrontandole con uno sguardo positivo chiedendosi anche: “Cosa posso fare io di concreto per migliorare la situazione”?
A volte possiamo fare poco… è vero, ma è sempre meglio nel buoi accendere una candela per vedere qualcosa che lamentarsi del buio senza fare niente.
Se poi una ha anche la fede e fa entrare Dio nella sua vita sicuramente riesce ad affrontare le difficoltà meglio e positivamente. Ti benedico
Mariagabriella · Maggio 9, 2018 alle 10:21 am
Padre Hananias, che gioia leggere le tue parole. Grazie per il tuo ‘restare in ascolto’ e provvedere al compimento del bene.
Alessandra · Maggio 9, 2018 alle 2:45 pm
Grazie per l’ennesimo raggio di luce Maria Gabriella. Per il coraggio della parola, per l’avanguardia a difesa della Bene-dizione e la sua evoluzione.
Mariagabriella · Maggio 9, 2018 alle 3:02 pm
Alessandra cara, possa il coraggio per una scelta chiara e consapevole albergare in ogni parola creata, pensata e prununciata. Così sia di nutrimento per l’umanità.
Grazie.
Stefania · Maggio 9, 2018 alle 4:01 pm
Non riesco a trovare le giuste parole per commentare tanta bellezza. Gabriella tu parli direttamente al cuore delle persone e partecipi al grande risveglio della coscienza collettiva. Grazie per ciò che scrivi, specchio di ciò che sei❤️.
Mariagabriella · Maggio 10, 2018 alle 2:45 am
Stefania, come non commuoversi leggendo le tue parole. Dici di non trovare le parole giuste eppure quelle che hai ‘scelto’ sono arrivate al cuore. Grazie.
Leila · Maggio 9, 2018 alle 5:19 pm
Finalmente l’ho letto. Con attenzione e partecipazione. Grazie Gabriella. I tuoi testi sono sempre stimolanti e arricchiscono l’anima. Un abbraccio.
Mariagabriella · Maggio 10, 2018 alle 2:48 am
Leila cara, grazie per aver dedicato tempo e spazio al mio sentire attraverso la lettura di queste parole che ho cercato e scelto. Come diceva Gaber ‘ libertà è partecipazione’ .
Michele · Maggio 10, 2018 alle 8:56 am
Grazie Gabri di questo regalo…
È una strada in salita, ma ne vale la GIOIA!
Mariagabriella · Maggio 10, 2018 alle 12:37 pm
Si Michele, una gioia ad ogni passo. Grazie !
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