Perché?
Per due ordini di motivi: uno è intimo, l’altro è planetario. A livello intimo, il bisogno di creare uno spazio dove poter fissare i pensieri e allo stesso tempo avere uno stimolo per farlo. A livello planetario: la sensazione di vivere un tempo inedito, di rottura, di soglia, di salto.
Siamo come un acrobata che ha lasciato un trapezio e adesso si trova sospeso in aria. Ancora non sa, se le sue mani troveranno l’altro trapezio a cui aggrapparsi per non cadere giù, nè sa – in caso riuscisse a trovarlo dove mai lo porterà.
Tanti autori parlano esplicitamente di svolta antropologica. Bisognerà usare ogni mezzo, per capire bene cosa questo significhi. Ci si può limitare qui a sostenere che la svolta antropologica in questione, avverrà solo se riusciremo a fare una determinata cosa per descrivere la quale gli antichi greci, avevano una parola apposita metànoia, e cioè un radicale mutamento nel modo di pensare, di giudicare, di sentire.
Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, l’intelligenza artificiale, gli allarmi climatici, l’inquinamento legato al consumismo sfrenato, gli effetti caotici della globalizzazione quali le migrazioni, le nuove epidemie, le disuguaglianze crescenti e la crisi delle ideologie politiche del Novecento, stanno conducendo il mondo verso dimensioni del tutto inedite, ancora inesplorate.
Per cavalcare quest’onda di super-cambiamento ci (a)spetta una trans-formazione intima e sociale insieme.
Il compito di ognuno di noi è attuare questo cambiamento all’interno della propria vita e quindi della propria comunità. Per quel che mi riguarda è innanzitutto la Calabria, l’Italia. Non è facile.
È un lavoro ciclopico di destrutturazione ed integrazione della nostra identità, della nostra vita quotidiana, delle nostre abitudini, delle nostre relazioni sia interiori che esteriori.
Sì, tocca proprio a noi! Questo è il tempo. Tranquilli, se viviamo questo zeitgeist (Spirito del Tempo) è perché ne siamo capaci.
Tutti possono fare quello che devono. Se non lo fanno, vuol dire che non vogliono.
“Viviamo in un era di transizione, di profonde sofferenze e di una tragica ricerca dell’identità; ma l’agonia della nostra epoca coincide con le doglie di una rinascita. Nei prossimi decenni spero di vedere il Pianeta trasformarsi in una forma d’arte. L’uomo nuovo integrato all’armonia cosmica che trascende il tempo e lo spazio accarezzerà, plasmerà e modellerà ogni sfaccettatura dell’artefatto terrestre come se fosse un’opera d’arte e l’uomo stesso diventerà un’organica forma d’arte. C’è molta strada da percorrere e le stelle non sono altro che stazioni di cambio lungo la via. Essere nati in quest’epoca è un dono prezioso” Herbert Marshall McLuhan
Si tratta di sostenere un processo che tutte le tradizioni hanno da sempre chiamato iniziazione. Ma questa volta non sarà, come in passato, di un qualcosa riservato a pochi eletti. No. Adesso, è tutta l’umanità che deve fare il salto iniziatico e lo possiamo/dobbiamo fare: da soli ma insieme. Vuol dire, in sintesi, che una modalità vecchia di essere “io” che potremmo definire egoica, deve morire per lasciare spazio ad un’altra modalità che potremmo definire relazionale.
7Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. 9Replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. 10Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? . (Gv 3, 7-10)
Vedi, non si tratta di diventare buoni. Nessuno è buono. Non si tratta neanche di un ingenuo pacifismo adolescenziale. Il conflitto è un fattore ineliminabile all’interno del singolo e quindi dentro le nostre società. Il conflitto, non è un male in sé, anzi, spesso può rappresentare il motore del cambiamento. Esso non può e non deve essere represso o nascosto. Deve essere bensì portato alla luce, processato e sublimato attraverso un intenso e anche faticoso lavorio di dialogo sia interiore che con gli altri. Più di un secolo di psicologia, infatti, ci ha insegnato come qualsiasi conflitto rimosso si ripresenta sempre, più forte e più devastante di prima.
Ci vorrà una memoria millenaria accompagnata da un entusiasmo incontenibile di vivere il presente e di progettare il futuro. Sarà un’avventura dialettica che per essere praticata avrà bisogno di una mente attenta e disciplinata nell’ascolto di se stessi e degli altri. Ma anche di un corpo sano e forte capace di meditare e di pensare come di ballare e di cantare. Ci de-struttureremo e ci integreremo attraverso una pratica lenta, costante, giornaliera, faticosa ma soprattutto gioiosa.
In questo senso, la pratica della meditazione e della preghiera saranno strumenti essenziali di questo cambiamento.
“Più che il fare è il non-fare l’opera da compiere. Significa rimuovere gli ostacoli che costringono lo spirito intelligente d’amore, così da permettergli, liberamente, di straripare dentro e fuori dal cuore. Tali ostacoli, periscono cioè scompaiono per il sol fatto di non essere alimentati dal pensiero, dalle parole quindi dalle azioni. Essi sono: l’ambizione, l’orgoglio, la potenza, la crudeltà.” d.
La sfida è andare oltre. Oltre il capitalismo (cfr. Giulio Sapelli) verso un’economia circolare, convinti che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è un destino ineluttabile.
Far evolvere completamente l’attuale economia lineare verso un’economia circolare, significa – a mio avviso e alla lunga – sostituire la materia prima su cui si basa la nostra attuale epoca. Si apre, così, la complessa e controversa questione del carbone e del petrolio come centro e motore della nostra attuale epoca moderna. La sostituzione del petrolio nero estratto dalle viscere della Terra, con il Sole bianco catturato da una Stella – penso non solo all’energia solare ma anche e sopratutto alla prospettiva di arrivare un giorno alla fusione nucleare – benché sia folgorante dal punto di vista alchemico-simbolico, appare oggi complicata da praticare. Il probema non è soltanto di natura tecnica ma soprattutto politica. Significherebbe, in sostanza, cambiare il paradigma industriale vigente, il che porterebbe ad un grande squilibrio fra volontà di potenze e quindi, inevitabilmente, ad un grande riassetto geopolitico, fino ad oggi avvenuto nella storia solo attraverso le guerre.
Per riuscire in quest’ardua impresa senza che una guerra termonucleare o batteriologica spazzi via l’umanità, ci sarà bisogno del ritorno alla Politica nel ruolo di guida delle masse solitarieoggi funzionalmente analfabete. Questo sarà possibile con il riemergere del ruolo dei Partiti Politici come luogo di formazione permanente della coscienza del Popolo, prima spirituale-culturale poi politico-tecnica. Infatti, solo con la formazione di una coscienza integrale: una massa si fa Popolo. A questo proposito, è utile sottolineare che è attraverso i partiti politici – che sono altro che una forma particolare di associazionismo, un corpo intermedio – che si può ancora inverare “il ruolo dell’intellettuale nella dialettica politica” (cfr. Antonio Gramsci e Pier Paolo Pasolini), facendo resuscitare quel contatto fra intellettuali e Popolo decisivo per l’evoluzione della società.
La grande trappola di tutto questo lavorio interiore/esteriore è che si fermi alla superficie e che resti solo narrazione senza incarnarsi nelle relazioni reali, quotidiane, nella Politica.
In un mondo dove tutti credono di avere la verità in tasca, in un mondo pieno di guru della domenica o uomini forti al comando, osannati e mai messi in discussione da tifosi che si comportano come un branco, bisognerebbe allenarsi a fare epoché (sospensione del giudizio).
Significherebbe avere la forza di fermarsi e ascoltare le ragioni dell’altro, soprattutto se lo percepiamo diverso e lontano da noi stessi. Solo dopo, potremo fare, in consapevolezza, una scelta. Per far questo servono nervi d’acciaio (cfr. Zygmunt Bauman in La grande regressione 2017)
È (in ogni momento) l’ora di scegliere fra l’essere autentici, ascoltando l’altro e quindi se stessi, o conformarci alla convenienza/comodità, calpestandolo/ignorandolo. Spesso abbiamo paura delle ripercussioni delle nostre scelte, di non essere capiti o amati a causa loro.
“Vivi nell’amore per l’azione e nel rispetto della libera volontà altrui” Rudolf Steiner
Il monito del maestro zen “se incontri il Buddha per la strada uccidilo” (cfr. insegna a non cercare la realtà in ciò che è esterno a noi. Significa distruggere la speranza infantile che qualcuno di esterno possa essere il nostro dominatore. Ma un Dio padrone e vendicatore che spesso automaticamente replichiamo nella nostra psiche e nella nostra società, non è quello che ci è stato rivelato. Nella nostra tradizione, Gesù di Nazareth, ci ha mostrato una volta e per tutte con l’esempio supremo sul Golgota, che solo nel mistero relazionale può affiorare il Vero, il Giusto, il Buono, il Bello. Ci ha rivelato, immettendola nella Storia, la possibilità di un nuovo modo di essere “io” e cioè di essere umani.
Questo blog vuole servire, umilmente, da piccola fucina di idee per quest’opera da compiere; questo salto evolutivo, che si farà solo grazie ad un lavorio permanente all’insegna della bellezza, a partire da un’accurata riflessione sui bisogni. I nostri bisogni sono spesso in tragico contrasto fra di loro. Per esempio, abbiamo bisogno di sicurezza, ma anche di indipendenza e libertà di movimento e di sperimentazione. Abbiamo bisogno di stare insieme agli altri ma anche di stare da soli. Abbiamo bisogno di libertà ma anche di contenimento.
Spesso la nostra sofferenza è causata da questi tremendi contrasti e dalla nostra scarsa educazione a mediare.
Coraggio e auguri a tutti noi!
La rosa è senza perchè. Fiorisce perchè fiorisce. A se stessa non bada. Che la guardi non chiede” Angelus Silesius
Gli articoli
Ogni articolo, non ha limiti di lunghezza e deve (possibilmente) essere ispirato da un’opera d’arte sia essa: un testo, una musica, un dipinto, una fotografia, un film, una scultura o qualsiasi altra forma d’arte.
L’opera che deve essere citata e che diverrà, tendenzialmente, l’immagine correlata all’articolo, guida l’autore verso una visione poetica di quella particolare sfaccettatura della realtà di cui vuol scrivere.
La visione è poetica e l’argomento è reale, quotidiano, intimo/collettivo, in una parola: Politico.
L’opera d’arte ispiratrice dell’articolo deve essere bella anche perché, altrimenti, non si tratterebbe di arte ma solo di uno sfogo egoico. Badate bene: la bellezza può anche essere inquietante – anzi – forse lo è sempre.
Resta solo da capire, a questo punto, cosa s’intende per visione poetica o meglio: chi è Poeta?
“Poeta è colui che spezza per noi l’abitudine. (…) E dica a tutti chiaramente il gusto di vivere questo tempo forte. Perché l’ora è grande e nuova, nella quale conoscersi di nuovo”. (Sant-John Perse)
Se fai il Poeta (anche a tua insaputa) inviaci un “tuo” articolo!
Non si può fare dei capolavori, bisogna essere dei capolavori (Carmelo Bene).