Perché?

Quadro: “L’Opera” di Diego Antonio Nesci 2015, acrilico su tela.

Per due ordini di motivi: uno è intimo, l’altro è planetario. A livello intimo, il bisogno di creare uno spazio dove poter fissare i pensieri e allo stesso tempo avere uno stimolo per farlo. A livello planetario: la sensazione di vivere un tempo inedito, di rottura, di soglia, di salto.

Siamo come un acrobata che ha lasciato un trapezio e adesso si trova sospeso in aria. Ancora non sa, se le sue mani troveranno l’altro trapezio a cui aggrapparsi per non cadere giù, nè sa – in caso riuscisse a trovarlo – dove mai lo porterà.

Tanti autori parlano esplicitamente di svolta antropologica. Bisognerà usare ogni mezzo, per capire bene cosa questo significhi. Ci si può limitare qui a sostenere che la svolta antropologica in questione, avverrà solo se riusciremo a fare una determinata cosa per descrivere la quale gli antichi greci, avevano una parola apposita metànoia, e cioè un radicale mutamento nel modo di pensare, di giudicare, di sentire.

Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, l’intelligenza artificiale, gli allarmi climatici, l’inquinamento legato al consumismo sfrenato, gli effetti caotici della globalizzazione quali le migrazioni, le nuove epidemie, le disuguaglianze crescenti e la crisi delle ideologie politiche del Novecento, stanno conducendo il mondo verso dimensioni del tutto inedite, ancora inesplorate.

​Per cavalcare quest’onda di super-cambiamento ci (a)spetta una trans-formazione intima e sociale insieme. Il compito di ognuno di noi è attuare questo cambiamento all’interno della propria vita e quindi della propria comunità. È un lavoro ciclopico di destrutturazione ed integrazione della nostra identità, della nostra vita quotidiana, delle nostre abitudini, delle nostre relazioni sia interiori che esteriori. Sì, tocca proprio a noi! Se viviamo questo zeitgeist (Spirito del Tempo) è perché ne siamo capaci.

Tutti possono fare quello che devono. Se non lo fanno, vuol dire che non vogliono.

“Viviamo in un era di transizione, di profonde sofferenze e di una tragica ricerca dell’identità; ma l’agonia della nostra epoca coincide con le doglie di una rinascita. Nei prossimi decenni spero di vedere il Pianeta trasformarsi in una forma d’arte. L’uomo nuovo integrato all’armonia cosmica che trascende il tempo e lo spazio accarezzerà, plasmerà e modellerà ogni sfaccettatura dell’artefatto terrestre come se fosse un’opera d’arte e l’uomo stesso diventerà un’organica forma d’arte. C’è molta strada da percorrere e le stelle non sono altro che stazioni di cambio lungo la via. Essere nati in quest’epoca è un dono prezioso” Herbert Marshall McLuhan

Si tratta di sostenere un processo che tutte le tradizioni hanno da sempre chiamato iniziazione. Ho la sensazione che questa volta non sarà, come in passato, di un qualcosa riservato a pochi eletti. Adesso, è tutta l’umanità che deve fare il salto iniziatico e lo possiamo/dobbiamo fare: da soli ma insieme.Vuol dire, in sintesi, che una modalità vecchia di essere “io” che potremmo definire egoica, deve morire per lasciare spazio ad un’altra modalità che potremmo definire relazionale.

7Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto.8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. 9Replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. 10Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? . (Gv 3, 7-10)

Non si tratta di diventare buoni. Nessuno è buono. Non si tratta neanche di un ingenuo pacifismo adolescenziale. Il conflitto è un fattore ineliminabile all’interno del singolo e quindi dentro le nostre società. Il conflitto, non è un male in sé, anzi, spesso può rappresentare il motore del cambiamento. Esso non può e non deve essere represso o  nascosto. Deve essere bensì portato alla luce, processato e sublimato attraverso un intenso e anche faticoso lavorio di dialogo sia interiore che con gli altri. Più di un secolo di psicologia, infatti, ci ha insegnato come qualsiasi conflitto rimosso si ripresenta sempre, più forte e più devastante di prima.

Ci vorrà una memoria millenaria accompagnata da un entusiasmo incontenibile di vivere il presente e di progettare il futuro. Sarà un’avventura dialettica che per essere praticata avrà bisogno di una mente attenta e disciplinata nell’ascolto di se stessi e degli altri. Ma anche di un corpo sano e forte capace di meditare e di pensare come di ballare e di cantare. Ci de-struttureremo e ci integreremo attraverso una pratica lenta, costante, giornaliera, faticosa ma soprattutto gioiosa.

In questo senso, la pratica della meditazione e della preghiera saranno strumenti essenziali di questo cambiamento.

“Più che il fare è il non-fare l’opera da compiere. Significa rimuovere gli ostacoli che costringono lo spirito intelligente d’amore, così da permettergli, liberamente, di straripare dentro e fuori dal cuore. Tali ostacoli, periscono cioè scompaiono per il sol fatto di non essere alimentati dal pensiero, dalle parole quindi dalle azioni. Essi sono: l’ambizione, l’orgoglio, la potenza, la crudeltà.”  d.

Quadro: “Meditazione sull’amore” di Diego Antonio Nesci 2016, acrilico su tela.

La sfida è andare oltre. Oltre il capitalismo (cfr. Giulio Sapelli) verso un’economia circolare, convinti che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è un destino ineluttabile.

Far evolvere completamente l’attuale economia lineare verso un’economia circolare, significa – a mio avviso e alla lunga – sostituire la materia prima su cui si basa la nostra attuale epoca. Si apre, così, la complessa e controversa questione del carbone e del petrolio come centro e motore della nostra attuale epoca moderna. La sostituzione del petrolio nero estratto dalle viscere della Terra, con il Sole bianco catturato da una Stella – penso non solo all’energia solare ma anche e sopratutto alla prospettiva di arrivare un giorno alla fusione nucleare – benché sia folgorante dal punto di vista alchemico-simbolico, appare oggi complicata da praticare. Il probema non è soltanto di natura tecnica ma soprattutto politica. Significherebbe, in sostanza, cambiare il paradigma industriale vigente, il che porterebbe ad un grande squilibrio fra volontà di potenze  e quindi, inevitabilmente, ad un grande riassetto geopolitico, fino ad oggi avvenuto nella storia solo attraverso le guerre.

Per riuscire in quest’ardua impresa senza che una guerra termonucleare o batteriologica spazzi via l’umanità, ci sarà bisogno del ritorno alla Politica nel ruolo di guida delle masse solitarie oggi funzionalmente analfabete. Questo sarà possibile con il riemergere del ruolo dei Partiti Politici come luogo di formazione permanente della coscienza del Popolo, prima  spirituale-culturale poi politico-tecnica. Infatti, solo con la formazione di una coscienza integrale: una massa si fa Popolo. A questo proposito, è utile sottolineare che è attraverso i partiti politici – che sono altro che una forma particolare di associazionismo, un corpo intermedio – che si può ancora inverare “il ruolo dell’intellettuale nella dialettica politica” (cfr. Antonio GramsciPier Paolo Pasolini), facendo resuscitare quel contatto fra intellettuali e Popolo decisivo per l’evoluzione della società.

La grande trappola di tutto questo lavorio interiore/esteriore è che si fermi alla superficie e che resti solo narrazione senza incarnarsi nelle relazioni reali, quotidiane, nella Politica.

Oggi pensare male, parlare male e infine agire male nei confronti delle nostre Istituzioni Democratiche, per esempio non andando a votare, è di moda e crea un facile consenso al bar come in piazza. È un grande classico: ci rendiamo conto di quanto è prezioso quello che abbiamo, solo quando ci viene tolto.

In un mondo dove tutti credono di avere la verità in tasca, in un mondo pieno di guru della domenica o uomini forti al comando, osannati e mai messi in discussione da tifosi che si comportano come un branco, bisognerebbe allenarsi a fare epoché (sospensione del giudizio).

Significherebbe avere la forza di fermarsi e ascoltare le ragioni dell’altro, soprattutto se lo percepiamo diverso e lontano da noi stessi. Solo dopo, potremo fare, in consapevolezza, una scelta. Per far questo servono nervi d’acciaio (cfr. Zygmunt Bauman in La grande regressione 2017)

È (in ogni momento) l’ora di scegliere fra l’essere autentici, ascoltando l’altro e quindi se stessi, o conformarci alla convenienza/comodità, calpestandolo/ignorandolo. Spesso abbiamo paura delle ripercussioni delle nostre scelte, di non essere capiti o amati a causa loro.

“Vivi nell’amore per l’azione e nel rispetto della libera volontà altrui” Rudolf Steiner

Temi che mi stanno a cuore:

La Scuola: il mestiere più importante della società è il maestro di scuola. Il vero e unico fattore di cambiamento sta dentro l’educazione dei figli. […]

Demografia e femminicidio: due problemi che sembrano distanti ma che sono legati da una paura comune: l’ansia da insufficienza. La paura che contraddistingue la mai genrazione ma che coinvolge tutti ormai. Abbiamo visto come il malessere diffuso, che percepiamo nell’aria, non ha ragioni solamente psicologiche o economiche ma ha ragioni culturali.

Il punto è la percezione del futuro. Oggi il futuro non è più vissuto come una promessa ma al contrario come una minaccia. E allora, se il futuro è una minaccia: manca lo scopo, manca il perché. È questa percezione di pericolo costante, è questo dolore che cerchiamo di anestetizzare in mille modi, che innesca il paradosso di un mondo al contrario. Dove l’amore diventa possesso e si uccidono le donne. Dove la speranza diventa sfiducia nella vita e non si fanno più figli (cfr. ISTAT dati demografici).

Guerre e Pace: viviamo in un mondo in Guerra costante (cfr. Global Peace Index). Ecco il più antico dei paradossi, desideriamo la pace ma continuiamo ad innescare il domino della guerra. Per paura dell’altro, per rinsaldare la nostra identità, per mantenere il nostro stile di vita, perché ci sentiamo vittime e per questo ci sentiamo in diritto di ottenere vendetta – scambiandola per giustizia. Eppure la guerra che alimentiamo contro noi stessi, tra colleghi, tra parenti, tra le Nazioni nasce e si alimenta sempre da quello che sentiamo, pensiamo, diciamo: è tutto questo processo che si tramuta poi in azioni individuali e collettive spesso di guerra a volte di pace. 

Questo processo ha dunque molto a che fare con le Parole. Ha a che fare con quante Parole conosciamo e riconosciamo. Abbiamo perduto la consapevolezza che il mondo che riusciamo a vedere, la vita che possiamo vivere: dipende dall’ampiezza del nostro vocabolario. Più parole sai, più grande è la tua realtà. É questo che ci rende speciali, che ci fa animali politici. La parola. Il linguaggio. Ecco vado alla ricerca di Parole Guerriere-Parole di Pace. Un altro paradosso. Perché si può fare anche la guerra alla stupidità, all’ignoranza, all’indifferenza.

Tutto nasce dalla consapevolezza del potere creativo della parola. Ma per riuscire a governare il processo pensiero-parola-azione che guida ogni aspetto della vita, dobbiamo imparare, dobbiamo educarci ad osservare senza giudizio, a comprendere l’origine: che -udite udite- è  la nostra sfera emotiva 

Altro che intelligenza artificiale, sono le sensazioni-emozioni-sentimenti dei Popoli ad avere in mano il timone della Storia.

La Trascendenza: Il monito del maestro zen “se incontri il Buddha per la strada uccidilo” (cfr. Sheldon B. Kopp) insegna a non cercare la realtà in ciò che è esterno a noi. Significa distruggere la speranza infantile che qualcuno di esterno possa essere il nostro dominatore. Ma un Dio padrone e vendicatore che spesso automaticamente replichiamo nella nostra psiche e nella nostra società, non è quello che ci è stato rivelato. Nella nostra Tradizione, Gesù di Nazareth, ci ha mostrato una volta e per tutte con l’esempio supremo, nel mistero del Golgota, che solo nella relazione può affiorare il Vero, il Giusto, il Buono, il Bello. Ci ha rivelato, immettendola nella Storia, la possibilità di un nuovo modo di essere “io” e cioè di essere umani. 

Questo blog vuole servire, umilmente, da piccola fucina di idee per quest’opera da compiere; questo salto evolutivo, che si farà solo grazie ad un lavorio permanente all’insegna della bellezza, a partire da un’accurata riflessione sui bisogni.  I nostri bisogni sono spesso in tragico contrasto fra di loro. Per esempio, abbiamo bisogno di sicurezza, ma anche di indipendenza e libertà di movimento e di sperimentazione.  Abbiamo bisogno di stare insieme agli altri ma anche di stare da soli. Abbiamo bisogno di libertà ma anche di contenimento.

Spesso la nostra sofferenza è causata da questi tremendi contrasti e dalla nostra scarsa educazione a mediare. Dalla difficoltà di accettare e di vivere nel paradosso. 

Coraggio e auguri a tutti noi!

La rosa è senza perchè. Fiorisce perchè fiorisce. A se stessa non bada. Che la guardi non chiede” Angelus Silesius

Gli articoli

Ogni articolo, non ha limiti di lunghezza e deve (possibilmente) essere ispirato da un’opera d’arte sia essa: un testo, una musica, un dipinto, una fotografia, un film, una scultura o qualsiasi altra forma d’arte.

L’opera che deve essere citata e che diverrà, tendenzialmente, l’immagine correlata all’articolo,  guida l’autore verso una visione poetica di quella particolare sfaccettatura della realtà di cui vuol scrivere.

La visione è poetica e  l’argomento è reale, quotidiano, intimo/collettivo, in una parola: Politico.

L’opera d’arte ispiratrice dell’articolo deve essere bella anche perché, altrimenti, non si tratterebbe di arte ma solo di uno sfogo egoico. Badate bene: la bellezza può anche essere inquietante – anzi – forse lo è sempre.

Resta solo da capire, a questo punto, cosa s’intende per visione poetica o meglio: chi è Poeta?

“Poeta è colui che spezza per noi l’abitudine. (…) E dica a tutti chiaramente il gusto di vivere questo tempo forte. Perché l’ora è grande e nuova, nella quale conoscersi di nuovo”. (Sant-John Perse)

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Non si può fare dei capolavori, bisogna essere dei capolavori (Carmelo Bene).