Presente e Futuro: parola del professor Jung
Riporto di seguito un testo di C. G. Jung, Presente e Futuro, Bollati Boringhieri 1992 (p. 70 e sgg.). Ho incontrato questo stralcio saliente e formidabile, nella prefazione di Emanuele Mocarelli ad un altro libro, altrettanto straordinario, che tutti dovrebbero avere la fortuna di leggere, La Santa Trinità e la Legge del Tre di Cynthia Bourgeault (Ed. Spazio Interiore).
A me ha ispirato questo articolo: “Uno sguardo al futuro” Leggi qui
Spero possa ispirare anche te. Scrive Jung:
“Gli orrori che gli Stati dittatoriali hanno arrecato all’umanità nei tempi recenti non sono che il culmine delle efferatezze di cui si sono resi colpevoli i nostri antenati, vicini e lontani. Iniziando con le atrocità e con i macelli tra i popoli cristiani, di cui trabocca la storia d’Europa, l’europeo è anche responsabile di tutto ciò che la fondazione delle colonie ha provocato presso i popoli extraeuropei. Gravi colpe ci opprimono sotto questo aspetto. […]
Supponendo generalmente che l’uomo sia ciò che la sua coscienza crede di essere, si ritiene di essere inoffensivi, aggiungendo così stupidità alla malvagità.
Non possiamo negare che sono accadute accadono tutt’ora cose terribili, ma sono sempre gli altri che le fanno o le hanno fatte. E quando tali atti appartengono al passato più prossimo o più remoto affondano, rapidamente e benignamente, nel mare della dimenticanza, sì che torna quello stato di trasognatezza che solitamente si designa come “stato normale”. […] Anche se da un punto di vista giuridico non eravamo presenti per partecipare ai fatti, siamo tuttavia, in forza del nostro essere umani, criminali in potenza. In realtà c’è solo mancata l’occasione propizia per essere trascinati nella gora infernale.
Nessuno sta fuori della nera Ombra collettiva dell’umanità. Soltanto gli sciocchi possono trascurare a lungo le premesse della propria natura. Anzi questa trascuranza li rende più atti a diventare uno strumento del male.
Così come non giova al malato di colera che lui e chi lo circonda siano ignari della natura contagiosa del suo male, a noi non giova l’essere inoffensivi e ingenui, anzi ci porta a proiettare negli “altri” il male non riconosciuto. Con ciò si rafforza nel modo migliore la posizione avversaria, poiché con la proiezione del male anche la paura che noi sentiamo, se pure involontariamente e nascostamente, dinanzi al nostro proprio male, passa all’avversario e rafforza potentemente il peso della sua minaccia. Inoltre, la perdita di introspezione, ci toglie la facoltà di trattare col male. Se non possiamo fare a meno di accorgerci, che il male dimora nella stessa natura umana senza che l’uomo l’abbia mai voluto, ecco che esso appare sulla scena psicologica come un antagonista pari al bene. Tale constatazione provoca direttamente un dualismo psichico, che è già prefigurato e anticipato inconsciamente, nella divisione politica del mondo e nella ancor più inconscia dissociazione dell’uomo moderno. Il dualismo non sorge Infatti non appena noi ci rendiamo conto di ciò, ma noi ci troviamo già in uno stato di scissione.
L’idea poi di dover rispondere personalmente di simile responsabilità sarebbe insopportabile, e quindi si preferisce localizzare il male in singoli malfattori o in gruppi, lavarsene le mani e ignorare la generale propensione al male. Questo sistema di rendersi innocenti non potrà tuttavia reggere a lungo“.
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