Il manuale dell’apprendista europeista: un incipit
La scorsa notte – declamando il discordo per il nobel di José Saramango – ho percepito un estremo bisogno di scrivere d’Europa. Il 26 maggio è sempre più vicino ed una riflessione comunitaria è quanto mai necessaria. Per il momento riflettiamo sull’illuminante estratto di Saramango: “Fu allora che l’apprendista immaginò che forse c’era ancora un modo per mettere di nuovo le navi in acqua, per esempio spostare la terra stessa e metterla a navigare in mare aperto. Frutto immediato del risentimento collettivo portoghese per gli sgarbi storici dell’Europa (ma sarebbe esatto dire di un mio risentimento personale…), il romanzo che scrissi allora – A Jangada de Pedra (ndc La Zattera di Pietra) – separò dal continente europeo tutta la Penisola Iberica per trasformarla in una grande isola fluttuante, in movimento senza remi, né vele, né eliche in direzione del Sud del mondo, ‘massa di pietra e terra, coperta di città, villaggi, fiumi, boschi, fabbriche, macchie selvagge, campi coltivati, con la sua gente e i suoi animali’, verso un’utopia nuova: l’incontro culturale dei popoli peninsulari con i popoli dell’altro lato dell’Atlantico, sfidando così, a tanto si spinse la mia strategia, il dominio soffocante che gli Stati Uniti d’America del Nord vanno esercitando da quelle parti… Una visione due volte utopica intenderebbe questa finzione politica come una metafora molto più generosa e umana: che l’Europa, tutta quanta, dovrà spostarsi verso il Sud, al fine, e a sconto dei suoi abusi colonialisti antichi e moderni, di aiutare a equilibrare il mondo. Cioè un’Europa finalmente etica“.
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