Love, hope, fight!
Piazza Roma d’inverno è una tela sbiadita: il grigio del cielo s’insinua fin sopra le facciate dei palazzi che, col loro fascino antico, ancora insistono nel racconto d’una Catanzaro importante, protagonista. I cattivi consigli han tolto tanto ai Tre Colli, ma non hanno spento la vivacità culturale di una città che, da sempre, ha avuto figli ben noti altrove, ed un po’ dimenticati a casa.
A Piazza Roma si parla di arte: i locali della Funicolare, storico crocevia fra quartieri lontani, per una settimana son divenuti location per una mostra dedicata al catanzarese Mimmo Rotella, artista fra i più famosi al mondo, abile comunicatore.
Dietro ogni opera c’è una storia, e per un non critico d’arte, la bellezza non è la perfezione della tecnica: è la capacità di un’opera di trasmettere la sua storicità. La forza di raccontare quanti e quali sentimenti animano lo spirito dell’artista, tanto da coinvolgerti con esso. Il wu per la cultura giapponese, da sempre più attenta all’intrinseco.
Marylin for life ti bracca, appena varcata la soglia dell’improvvisata pinacoteca. Ti accoglie lo sguardo sorridente di Marylin, quel suo fascino ogni oltre epoca.
Ti viene incontro un’opera particolare, non comune, di cui noti innanzitutto la tecnica del punto a croce su una griglia metallica che disegna le forme della Monroe.
Una scritta, in basso, svolta la lettura dell’opera: Love. Hope. Fight.
Inciso come nella pietra, un monito che ti lascerà di stucco, quando lo sguardo cadrà su una tela posta proprio dietro la griglia. Un pallido viso di donna, senza trucco ed una cuffia da ospedale si nasconde dietro il volto splendente della Marylin che tutti conosciamo.
Ho letto, da qualche parte, che “ogni persona è un abisso, e guardandogli dentro ti vengon le vertigini”: quell’opera che da lontano ti stupisce per bellezza, da vicino diventa un pugno nello stomaco. Quante donne e quanti uomini, ridenti guerrieri di una silenziosa battaglia amano, sperano, combattono.
Love.
Non si conta lo spazio dentro il cuore d’ognuno: di certo, c’è abbastanza amore per tutto il mondo. Abbiam tutti bisogno d’amore. E tutti han bisogno d’amare.
Dietro gesti nobili, dietro un sorriso, si nasconde l’energia per cambiare noi e gli altri: un’opera buona non è mai un’opera sola. Intorno ad essa, ben presto ne sorgeranno delle altre. Magari a distanza di anni, ma sorgeranno.
Amare la propria vita, regala altra vita. Amare le persone, regala altre persone.
È la miglior cura alla solitudine.
Hope.
La fine di chi vive di speranza è il solito refrain a cui i saggi mai rinunciano. Eppure è così perdente la rassegnazione. Incapace a indicare alcuna soluzione, è una finzione. Ti attenaglia al dolore, dando solo una parvenza di tranquillità.
Sperare è continuare a percorrere il solco che hai tracciato, nonostante qualcosa ti spinga, con forza, fuori strada.
Sperare può significare dolore e poi ancora dolore. Fin quando non farà più male. Ma sperare è, intanto, non dimenticar mai, chi siamo e da dove veniamo.
Speranza è dove possiamo arrivare.
Fight.
Tu che hai conosciuto l’amore, l’hai inseguito armata di sola speranza, l’hai raggiunto, quando le forze, ormai al crepuscolo, hanno regalato l’ultimo battito ad un cuore malato, insegnaci la via. Mostraci quanta passione arde nel cuore di chi vive e alla vita non rinuncia.
Non lesinarci la verità, che è tutto ciò che manca a chi non conosce e sommessamente crede.
Anche se scavato, il viso tuo sarà lo specchio delle nostre anime. Che perdendosi nei tuoi occhi cupi, si troveranno mostrata quanta più verità esista nel corpo nudo da ogni maschera. Nel tuo corpo non più celato da alcun ricamo.
Nessun ricamo. Ad oscurare il bianco volto, i segni della battaglia. A fingere sorrisi leggeri che si portan dietro la pesantezza delle cure. Perdendosi nei tuoi occhi, i nostri occhi non troveranno nient’altro più che la falsità dell’apparenza. E solo in quel preciso istante, spaziando fra i fili che pazientemente avrai intrecciato, pur di non sembrare ed invece apparire, ti sarai mostrata in tutto il tuo splendore.
Impegnata in una guerra d’amore per la vita, speranza che non sia finita e guerra per un’altra occasione.
La tua guerra gentile.
Che non sia mai per vergogna quel celarsi dietro la bellezza, ci avrai insegnato. Ma per fame di vita. E sete di normalità.
Combatti per la normalità. Di chi, così appariscente su quella griglia, ed intima su quella tela, appare sempre vera. Nient’altro che tu, quando hai scelto di non lasciar trascinare via dal dolore quel resta del tuo essere.
– OPERA ISPIRATRICE: Marylin for Life, di Rosa Maria Caroleo, a cui vanno i complimenti e, soprattutto, un in bocca al lupo.
Meridionale, osservatore critico per passione, studente in Giurisprudenza.
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