Una Pinta e lo Spirito di Londra
Londra è tante cose: una metropoli dove cambiando quartiere sembra di cambiare città; un melting pot di culture, sapori, odori e colori; una madre amorevole capace di cullare i sogni di chiunque, ed allo stesso tempo una matrigna che ti gela l’anima con i suoi inverni ed il suo sprezzante capitalismo. Da ieri sera Londra è soprattutto la sua gente: i ragazzi dei pub di Borough Market che con bicchieri e tavolini hanno difeso il loro ‘territorio’ dai terroristi; i londinesi su London Bridge che hanno pensato a dare il primo conforto ai feriti; ma soprattutto lui il ragazzo in fuga che per nessuno motivo al mondo avrebbe abbandonato la sua fedele e costosissima pinta. È senza dubbio questa l’immagine simbolo dello spirito londinese, la voglia di continuare a vivere che non si piega nemmeno dopo l’ennesimo attacco. Come recita un murales nel quartiere di Shoreditch: We are London, We never die. Non si può sconfiggere chi non si arrende mai.
Raccontare gli eventi di sabato non è certo cosa facile, soprattutto quando li hai vissuti in prima persona. Quello che resta sono immagini sconnesse, il volto insanguinato della ragazza tedesca che ti sei fermato a soccorrere e la rabbia. Si soprattutto la rabbia: quella rabbia forte che non pensavi di poter provare; quella rabbia irrazionale che non ti ha fatto scappare; quella rabbia che ti è salita su per lo stomaco e ti ha fatto desiderare fortemente di voler lanciare quel brutto bastardo nel Tamigi; quella rabbia che, magari, ti accompagnerà per un po’. La rabbia, l’odore del sangue, due occhi blu terrorizzati.
Pensare, analizzare, cercare spiegazioni sensate alla violenza non è semplice e richiederebbe una lucidità che al momento manca. Una società capace di accogliere, ma non di integrare; i sermoni di predicatori d’odio; un fede religiosa che, purtroppo, tollera diffuse sacche di intolleranza; il colonialismo 2.0 dell’Occidente, sono tutte concause di fenomeni complessi, di cui l’individuo è solo un inconsapevole burattino. Ancora più difficile sembra individuare delle soluzioni che non si limitino ai proclami razzisti di un vecchio miliardario americano – molto bravo a sputare odio, quanto a mettersi sugli attenti dinanzi alle monarchie del Golfo – e dei suoi ‘scimmiettatori’ europei. È forse questa la maledizione della modernità post-ideologica e iper-connessa, innamorarsi di urlatori – privi di qualsiasi background ideologico o di una coerente idea di futuro – bravi esclusivamente ad amplificare le nostre paure e le nostre numerose insicurezze.
Stiamo vivendo un mondo enormemente cambiato rispetto al passato e cerchiamo di analizzarlo utilizzando vecchie mappe, che non fanno altro che aumentare la nostra incapacità interpretativa e la nostra fame di categorie e dicotomie – buoni versus cattivi, bianco versus nero – raggiungendo il solo scopo di banalizzare l’esistente. Tale banalizzazione riguarda anche e soprattutto la violenza, la cui spettacolarizzazione altro non fa che renderla più accettabile e digeribile, quasi un complemento necessario della nostra quotidianità.
Però poi, per caso, ce la si ritrova davanti grande, troppo più grande di te; forte, forse anche più forte del tuo coraggio e della tua temerarietà; spaventosa, come un volto insanguinato. Ed è allora che si decide di farci i conti, di guardarla dritta negli occhi e dirle “no brutta cagna”, vinciamo noi. È quel vinciamo noi, siamo più forti noi, noi non smettiamo di vivere e divertirci che si è alzato forte ieri sera da London Bridge. È il vero spirito di Londra, il suo cuore e la sua pancia, il coraggio sprezzante della sua gente.
OPERA ISPIRATRICE (http://www.cyrcle.com/about/)
WE LEFT OUR FAMILIES
WE ABANDONED OUR HOMES
WE WORKED FOR NOTHING
WE SLEPT ON FLOORS
WE PARTIED HARD
WE LOST OUR MINDS
WE DANCED WITH THE DEVIL
WE FACED OUR FEARS
WE SWALLOWED OUR PRIDE
WE GAVE OUR HEARTS
WE TRIED AND FAILED
WE FOLLOWED OUR DREAMS
WE ARE LONDON
WE NEVER DIE!
Articolo originariamente apparso su L’Inkiesta.it
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